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Dal creatore del capolavoro "Moby Dick", un racconto malinconico che simboleggia l'insaziabile materialismo dell'America di primo Ottocento Pubblicato nel 1853, a distanza di pochi anni da "Moby Dick", questo è uno dei racconti più noti di Melville, in cui dietro una trama all'apparenza lineare si nasconde una denuncia sociale senza precedenti. Un avvocato decide di assumere come suo personale scrivano Bartleby, persuaso dalla pacatezza e dal carattere mite dell'uomo. Ma della arrendevolezza di Bartleby l'avvocato ne farà presto le spese. Un ignoto avvocato, amante del compromesso, mediocre nella vita e poco avvezzo ai rischi della professione forense, accetta di assumere nel suo studio in Wall Street lo scrivano Bartleby, affascinato dalla discrezione e dalla tranquillità d'animo mostrate dall'uomo, così anonimo nei tratti del viso. Tuttavia la mitezza di Bartleby, che in un primo momento aveva persuaso l'avvocato, lascia presto intravedere risvolti imprevedibili e alquanto seccanti: del tutto all'improvviso Bartleby si rifiuta di scrivere. Quindi di lavorare. E infine di eseguire ogni incarico assegnatogli dall'avvocato. «I would (prefer) not to», preferirei di no, risponde Bartleby, declinando con garbo ogni incombenza. Quel che all'inizio appariva gelida cortesia, diviene un motto di resistenza passiva, davanti al quale l'ignoto avvocato e i suoi fragili nervi iniziano a vacillare. Immobile nella sua postazione di lavoro, Bartleby fissa il muro che si erge oltre la finestra, senza mai abbandonare l'ufficio. Ma dietro lo sguardo vitreo e assente dello scrivano si nasconde forse un segreto rivelatore...